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Permesso elettorale per i dipendenti pubblici: come funziona?

Bellitto Simone • 30 Agosto 2022

permesso-elettorale-dipendenti-pubbliciA breve si terranno le elezioni politiche in tutta Italia e le elezioni regionali in Sicilia: vediamo come funziona, per l’occasione, il permesso elettorale per i dipendenti pubblici.


Si ricorda infatti che le elezioni politiche in Italia del 2022 per il rinnovo dei due rami del Parlamento italiano — la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica — si terranno il 25 settembre 2022, dopo lo scioglimento anticipato delle Camere decretato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 21 luglio, in esito alla crisi del governo Draghi.

Nella stessa giornata, si terranno anche le elezioni regionali in Sicilia.

I lavoratori titolari di un rapporto di lavoro subordinato che vengono chiamati ad assumere ruoli nei seggi elettorali sono assistititi dalla legge. Scopriamo dunque se e come possono beneficiare di eventuali permessi.

Permesso elettorale per i dipendenti pubblici: come funziona?

Il permesso elettorale è garantito dalla legge sia ai dipendenti pubblici, sia ai dipendenti privati.

Nello specifico si tratta, in questo caso, di un permesso riservato a coloro che vengono chiamati ad assumere ruoli nei seggi elettorali.

Al lavoratore, con contratto a tempo indeterminato e determinato (anche temporaneo) sia nel pubblico che nel privato, chiamato a svolgere funzioni presso i seggi elettorali per le elezioni del Parlamento (nazionale ed europeo), per le elezioni comunali, provinciali e regionali ed in occasione delle consultazioni referendarie, è riconosciuto il diritto di assentarsi per tutto il periodo corrispondente alla durata delle operazioni di voto e di scrutinio.

Per quanto riguarda i giorni di lavoro consueti l’assenza è considerata attività lavorativa a tutti gli effetti.

Il beneficio spetta:

  • ai componenti del seggio elettorale (presidente, scrutatore, segretario)
  • ai rappresentanti di lista
  • e infine, in occasione del referendum popolare, ai rappresentanti dei promotori del referendum.

Analogo diritto spetta ai lavoratori impegnati a vario titolo nelle operazioni elettorali (vigilanza o altro).

Invece, per quanto riguarda i giorni festivi e quelli non lavorativi (in caso di settimana corta) essi sono recuperati con una giornata di riposo compensativo o compensati con quote giornaliere di retribuzione in aggiunta alla retribuzione normalmente percepita.

Permesso per lo svolgimento della campagna elettorale

Inoltre, per il comparto pubblico (e non per quello privato) si prevedono specifici permessi per il caso in cui il lavoratore intenda partecipare, in vista delle consultazioni elettorali, ad attività riconducibili alla campagna elettorale.

La possibilità di svolgere attività di supporto alla campagna elettorale è generalmente ammessa per i lavoratori del pubblico impiego qualora siano riconosciuti contrattualmente giorni di permesso retribuiti “per motivi personali”.

Permesso per diritto di voto

Infine, nonostante, a norma dell’art. 48 della Costituzione, il diritto di voto sia anche dovere civico, non è, in linea generale, previsto alcun diritto di fruizione di permessi retribuiti riferibili a tale attività.

Tuttavia, in determinati casi, i dipendenti pubblici hanno la possibilità di percepire il trattamento di missione ogniqualvolta debbano recarsi fuori dall’ordinaria sede di servizio per esercitare il diritto al voto.

I limiti di tempo sono specificamente disciplinati come segue:

  • un giorno per distanze comprese tra 350 e 700 chilometri;
  • due giorni per distanze superiori a 700 chilometri o per spostamenti da e per le isole.

I lavoratori dei comparti pubblici dovranno dimostrare di aver adempiuto, nel termine di 20 giorni, alle comunicazioni anagrafiche obbligatorie in ogni caso di trasferimento di residenza da altro comune o dall’estero o trasferimento di residenza all’estero.

 

Fonte: articolo di Simone Bellitto
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